Urania Collezione 031 - Stella Doppia by Robert A. Heinlein

Urania Collezione 031 - Stella Doppia by Robert A. Heinlein

autore:Robert A. Heinlein [Heinlein, Robert A.]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Science Fiction, ePub cleanup by Garak V4.7
editore: Mondadori
pubblicato: 2005-07-31T22:00:00+00:00


Non avendo ricevuto altre istruzioni da Dak o da Rog, continuai a recitare la commedia a bordo del traghetto e al mio arrivo sulla Tom Paine. Il resto non fu difficile. Mi limitai a recarmi direttamente nella cabina principale, e passai lunghe ore infelici in caduta libera, mangiandomi le unghie e chiedendomi cosa stesse succedendo nel frattempo sul pianeta. Con l'aiuto di qualche compressa antinausea riuscii finalmente a cadere in un sonno agitato, il che fu poi peggio, perché passai da un incubo all'altro. Mi vedevo tra la folla, senza calzoni, con giornalisti che puntavano su di me il microfono, guardie che mi toccavano sulla spalla, marziani che prendevano la mira per fulminarmi con la verga. Tutti questi personaggi che abitavano i miei incubi sapevano perfettamente che ero una controfigura: stavano semplicemente discutendo tra loro chi avesse il privilegio di tagliarmi a fette per farmi scomparire nell'oubliette.

Mi svegliò lo scampanellio dell'avviso d'accelerazione. La voce baritonale di Dak stava tuonando: — Primo e ultimo avviso! Un terzo di g! Un minuto! — M'affrettai a trascinarmi sulla cuccetta e a tenermi forte. Mi sentii subito meglio quando vennero accesi i motori; un terzo di g non è molto, fa un po' l'effetto di stare su Marte, credo, ma è sufficiente a mettere a posto lo stomaco e a far distinguere il pavimento dal soffitto.

Qualche minuto dopo, Dak venne a bussare; entrò mentre mi recavo ad aprirgli la porta. — Come va, Capo?

— Salve, Dak. Non le dico come sono felice di rivederla.

— Mai quanto me — rispose lui, con voce stanca. — Posso sdraiarmi lì? — mi chiese, indicando la cuccetta.

— Faccia pure.

Lui si sdraiò con un gran sospiro. — Accidenti, sono a pezzi. Sento che potrei dormire per una settimana di fila... e penso che lo farò.

— Allora siamo in due. Dica... l'avete portato a bordo?

— Sì, e che gincana!

— Lo immagino. Eppure credo sia stato più facile farlo in un piccolo porto come questo, privo di sorveglianza, che organizzare tutta quella montatura per farmi uscire dal Campo Jefferson.

— Eh? No, qui è stato molto più difficile.

— Cosa?

— Certo. Qui tutti si conoscono... e si parlano. — Dak fece un sorriso storto. — L'abbiamo portato a bordo dentro una cassa con l'etichetta: "Gamberi marziani congelati". Abbiamo perfino dovuto pagare le tasse doganali.

— Dak, come sta?

— Be'... — cominciò lui, aggrottando la fronte. — Il professor Capek afferma che si ristabilirà completamente... che è solo questione di tempo. Riuscissi solo a mettere le mani addosso a quegli schifosi! — esclamò con ferocia. — C'è da buttarsi per terra a piangere, a vedere come l'hanno conciato... eppure dobbiamo lasciarli andare senza far niente... per il suo bene.

A guardarlo attentamente, lo stesso Dak sembrava sul punto di buttarsi per terra a piangere, mi pareva. Con tutta la gentilezza di cui fui capace, gli dissi: — Penny mi ha raccontato che l'hanno picchiato da far spavento. Ha ferite gravi?

— Eh? No, no, lei deve aver frainteso le parole di Penny. A parte il fatto che



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